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Storia di Orvieto città etrusca città medievale città d'arte, dalla storia dagli etruschi alle permanenze papali, i comuni del comprensorio orvietano

la storia di Orvieto e il comprensorio Orvietano

Comprensorio Orvietano

L'Orvietano a metà strada lungo gli assi viari, antichi e moderni, tra Roma e Firenze, si incontra il territorio Orvietano che oggi è costituito dai comuni del Comprensorio: Porano, Allerona, Castel Giorgio, Castel Viscardo, Ficulle, Montegabbione, Monteleone, Fabro, Parrano, San Venanzo, Montecchio, Baschi e naturalmente Orvieto. Storicamente il territorio Orvietano aveva una dimensione più vasta, specialmente in epoca medievale, quando con la città-stato di Urbsvetus raggiunse la più grande estensione, lungo una fascia trasversale che dal Tevere arrivava al mar Tirreno. Oggi fa parte della Regione Umbria, ma non sono state recise le tradizioni millenarie che legavano l' Orvietano all'alto Lazio e alla Toscana meridionale; i legami sono ancora stretti soprattutto dal punto di vista turistico, così come nell'alto Orvietano sono stretti i legami culturali, storici e turistici con le aree limitrofe del lago Trasimeno-Pievese e del Senese. L'attuale Circondario Orvietano, servito dalle principali vie di comunicazione che l'attraversano (l'Autostrada del sole e la Direttissima Roma-Firenze) si estende in un hinterland dove, dal caratteristico paesaggio di origine vulcanica, con dirupate formazioni basaltiche e tufacee, si passa alle dolci colline e alle pianure di natura alluvionale, dai calanchi argillosi ai primi avamposti montuosi dell'Appennino. Un paesaggio interessante e vario, dove la natura è rimasta incontaminata nelle folte distese boschive e dove l'opera dell'uomo è intervenuta con le culture sapienti dei campi, prima fra tutte quella antichissima della vite, per la produzione del famoso vino di "Orvieto" che oggi può essere degustato e apprezzato al meglio da coloro che percorrono la "Strada dei vini Etrusco Romana"

Corteo Storico Orvieto

Orvieto

Centro dalle origini antichissime, è situata sopra un ciclopico masso di tufo (la Rupe) che si erge sulla piana del fiume Paglia a 325 metri s.l.m. Abitata dal Villanoviano, divenne tuttavia famosa per gli Etruschi, presenti sulla Rupe dall' VIII secolo a.C. Alla distruzione della città ad opera dei Romani nel 264 a.C., seguì un lungo periodo di totale decadenza, durato almeno sei secoli, fino a quando, col vacillare dell'impero romano, l'italia fu teatro di invasioni barbariche ed Orvieto tornò a rappresentare un valido presidio per le popolazioni che vi risalirono. Questa città sacra agli Etruschi (Volsinii) non cessa di restituire tutt'ora testimonianze e reperti che impegnano studiosi di tutto il mondo e fanno fantasticare ogni appassionato di storia e di archeologia. Non meno suggestiva la Orvieto medievale per i suoi palazzi, le sue torri, le sue chiese: una per tutte il Duomo detto anche Giglio d'oro delle cattedrali. Questo capolavoro gotico italiano esprime da sempre l'immagine di Orvieto nel mondo; iniziato nel 1290 e completato nel corso di oltre tre secoli è opera di architetti della statura di Arnolfo di Cambio e Lorenzo Maitani e di artisti come i Pisano Orcagna Signorelli e lo Scalza. Come libero Comune, tra il XIII e il XV secolo, la città raggiunse il massimo splendore, estendendo la propria influenza politica fino a Orbetello e Talamone sul Tirreno. La secolare contesa fra due famiglie patrizie, i Monaldeschi guelfi e i Filippeschi ghibellini, ricordata anche nel Purgatorio dantesco, e le lotte religiose contribuirono all'indebolimento del potere comunale, favorendo le condizioni per l'ascesa delle Signorie e successivamente l'annessione di Orvieto e del suo territorio allo Stato della Chiesa (1364).

Da allora le permanenze papali ad Orvieto si ripetono anche per motivi di sicurezza: Papa Clemente VII durante il sacco di Roma ad opera dei Lanzichenecchi (1527), temendo per la sua incolumità, si trasferisce con l'intera corte sulla rocca di Orvieto. Nel timore poi che la città si venisse a trovarsi senza acqua in caso di assedio, fece realizzare da Sangallo il Giovane il famoso pozzo di San Patrizio, espressione altissima di ingegno e di arte del Rimascimento: una delle sette meraviglie del mondo, della cui singolarità costruttiva ci si può rendere conto solo visitandolo. Nel sottosuolo della rupe si è da sempre cercata la soluzione ai problemi che l'insediamento comportava: la ricerca dell'acqua e il mantenimento degli alimenti; sotto la città un incredibile numero di cavità artificiali danno vita ad un intricato labirinto di cunicoli, gallerie, cisterne, pozzi, cave e cantine. Un percorso guidato consente, in modo agevole ed estremamente piacevole, di apprezzare appieno questa singolare realtà ipogea. I valori di un passato così illustre vengono vengono rivissuti sotto il profilo della tradizione religiosa e municipale in due grandi feste: la popolare Palombella, il giorno della Pentecoste, e la solenne processione del Cospus Domini al cui seguito si snoda un corteo storico, di oltre 400 figuranti.

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