Un gioiello da salvare
Proprio così, nel 1978, una rivista americana titolava un articolo su Orvieto. Ad una ininterrotta serie di frane che da sempre aveva limitato il perimetro della Rupe, quell'anno si era aggiunto il distacco di una enorme fetta di tufo, ad appena due o trecento metri dal Duomo. Il problema da affrontare non era certo semplice, poichè le cause primarie dei crolli andavano ricercate nelle peculiarità degli strati di roccia che sostengono al città. Il grande banco tufaceo, infatti, poggia su un vasto strato di argilla che, particolarmente plastica e instabile, non è certo il basamento ideale per questa friabile roccia vulcanica la cui solidità appare già minata dalla presenza di una fittissima rete di fratture. Così, con il passare del tempo, La Rupe è soggetta a continui sfaldamenti e, come fosse un grande carciofo arrivato a maturazione, lunghe "foglie" di tufo si distaccano lentamente dalle pareti verticali, si inclinano verso l'esterno e infine, inesorabilmente, cadono. Fortunatamente l'elevato valore archeologico, storico, artistico e paesaggistico di Orvieto fece da cassa di risonanza per l'allarme destato dalle precarie condizioni statiche della città; già in quell'anno un provvedimento legislativo insolitamente sollecito (legge n.230 del 25.5.1978), disponeva un primo stanziamento di sei miliardi di vecchie lire, destinato al risanamento della Rupe. Gli interventi non si limitarono alla "chiodatura" delle grandi foglie di tufo, ma investirono altri aspetti del complesso problema. La rete fognaria, in parte risalente al secolo scorso e responsabile di notevoli perdite di acqua e liquami, venne completamente ripristinata; sulla collina ai piedi della Rupe e sulla fascia perimetrale della Rupe stessa furono installati sensori in grado di rilevare - a lavori ultimati - l'insorgere di ogni fenomeno franoso; più di un terzo delle grotte esistenti furono rilevate, fotografate e studiate; venne ripensato il traffico veicolare urbano ideando un progetto a vasto raggio denominato " Piano Mobilità Alternativa" che ha portato alla realizzazione di due grandi parcheggi fuori città, (uno - ex. Campo della fiera - collegato al centro con un percorso meccanizzato sotterraneo - da scale mobili e ascensori) ed al ripristino della vecchia Funicolare ad acqua risalente al 1888 che ora, elettrificata e con cabine confortevoli e moderne, supera il dislivello di 156 metri tra la stazione ferroviaria ed il centro storico in meno di due minuti, arrampicandosi velocemente su di un binario di 577 metri che presenta una pendenza media del 27,86%.
Un esempio di come restaurare una citta' medievale
La preoccupazione per la stabilità della Rupe portò anche alla preoccupazione per la sopravvivenza della città e dei suoi monumenti. il Duomo fu naturalmente oggetto previlegiato del programma di restauri, che interessarono particolarmente gli affreschi del Signorelli, la bellissima Madonna in trono col Bambino di Gentile da Fabriano, l'abside con la vetrata quattrocentesca ed i mosaici della celeberrima facciata policroma. Lavori di restauro di grande impegno vennero avviati anche in altre chiese cittadine come quella di Sant'Andrea (edificata su un interessante palinsesto di vestigia etrusche, romane, paleocristiane), e quelle, ridotte in stato fatiscente, di Sant'Agostino e del Carmine che saranno poi adibite ad usi civili e quella dei Santi apostoli. Anche il Teatro Mancinelli, bellissimo esempio ottocentesco di teatro all'italiana, ha potuto finalmente rialzare il sipario dopo un accurato restauro durato alcuni anni. Ma, forse, l'esempio più eclatante (diciamo " a quattro stelle") di restauro è quello che ha fatto "rinascere" il Palazzo del Popolo. quì i resti di etruschi e medievali rinvenuti nelle sale del seminterrato "convivono" con gli impianti tecnici di un moderno centro congressuale, esaltando, con la loro presenza, il fascino delle possenti strutture duecentesche dell'edificio. Qualche volta Orvieto sembra essere una delle città immaginarie di Italo Calvino, dove tutto pare sia in costruzione o in restauro. Togli l'impalcatura in una strada ed eccola già rimessa in un'altra. "Perchè la costruzione...continua così a lungo?" "Perchè non cominci la distruzione".